martedì 26 febbraio 2019

Amico Compost


Perché raccogliere i rifiuti organici e trasformarli in compost? 
In fondo che male fanno, tanto non sono biodegradabili?

In realtà i rifiuti organici sono scomodi e occupano un grande volume: ben più della metà dei rifiuti domestici è di natura organica. Il vero probema è che:

  • in discarica producono fermentazione e liquido dannoso (percolato) che può scendere in profondità, sino ad inquinare le falde acquifere 
  • in qualsiasi tipo di stoccaggio  necessitano di adeguata cura e manutenzione (canali di raccolta, pozzetti, scoli adeguati)
  • negli inceneritori rallentano la combustione, a causa del loro alto tasso di umidità 
E allora perché non raccoglierli separatamente dal resto dei rifiuti e lasciarli “biodegradare” come vuole natura? Se ne può trarre un ottimo fertilizzante per reintegrare le sostanze dei suoli agricoli, sempre più impoveriti da agricoltura chimica intensiva. Evitiamo sprechi, inquinamento e distruzione di risorse primarie!

Per tempi lunghissimi l’uomo è sopravvissuto di soli frutti e raccolti spontanei. Il terreno si riequilibrava in modo naturale e l’humus si accumulava col ritorno di materia vegetale ed animale decomposti. Con le prime colture della terra l’uomo ricreava humus con escrementi animali, foglie e rifiuti di attività agricole e sociali. Ai tempi dei feudi e dei castelli arroccati e chiusi, dove l’uomo doveva imparare a vivere in spazi angusti per necessità e per difesa, nacque l’arte di compostare i rifiuti che uomini, bestiame e colture agricole producevano in spazi ristretti. Si raccoglievano i rifiuti organici e scarti di fibre vegetali in cumuli, controllando che non vi fosse mai eccessiva umidità o eccessiva esposizione al sole, in modo che i vari materiali opportunamente mescolati e protetti, potessero fermentare e decomporsi, per tornare nuovamente alla terra come fertilizzante prezioso.
Altro che concimi chimici!

HUMUS = HOMO
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Fonte: “Compostaggio”, stampa informativa (su carta riciclata) degli anni ’90 patrocinata dalla Regione Lombardia, dal Comune di Mantova, Azienda Servizi Municipalizzati di Mantova, dal Consorzio Intercomunale Mantovano per l’Ecologia. Testi a cura di Mario Odini.







Liquido facilitatore per il compostaggio 
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giovedì 21 febbraio 2019

La displasia dell’anca nel cane





La displasia nel cane colpisce l’articolazione coxofemorale. 
Si tratta di una malformazione che non consente la perfetta corrispondenza della cavità sferica (acetabolo) delle ossa del bacino alla testa sferica del femore. Questo porta all’usura e all’erosione delle cartilagini dell’articolazione e instabilità della stessa: il bacino del cane si muove scorrettamente e compromette seriamente la sua deambulazione.